Può la bellezza parlare il linguaggio di un’opera contemporanea fatta con legno industriale, per di più anche bruciata?
La risposta è sì.
Al loro apparire, le opere di Valeria Vaccaro poco più che trentenne, fanno scalpore, ma con una visione più approfondita oltre l’apparente superficie, scopriamo che la sua ricerca artistica è tesa alla sublimazione poetica di ciò che usiamo tutti i giorni, talvolta nel momento in cui lo scartiamo, quando non ci serve più perché è un pezzo di legno bruciato o un fiammifero usato.
E così è proprio quando il prodotto si consuma che lei, con un materiale nobile e fondante della nostra ‘madre natura’, con tenacia, rigore e centellinata attenzione nella lavorazione manuale, lo trasforma in un’opera d’arte.
Nell’anima del marmo c’è l’anima della vita dell’artista e di tutti noi, la trasformazione successiva, apparente distruzione con la bruciatura, contribuisce a completare e finire l’opera con una sferzata di energia, l’energia del fuoco che con la sua forza tempra il ferro e così le nostre vite: fuoco che arrivando nel profondo lei fossilizza nel momento del suo svolgersi dando all’opera vita infinita.
È proprio qui, l’ennesima ricerca artistica che va oltre l’arte contemporanea, toccando il classicismo, il marmo fisicamente non può bruciare, questo ci apre altre innumerevoli visioni di forza e riflessioni su questo lavoro.
L’atto creativo di Valeria ha in sé una frase di Karl Popper, ‘Ogni scoperta contiene un elemento irrazionale o un’intuizione creativa’, l’opera di Valeria le ha entrambe.
E qui l’artista rompe anche le consuetudini sempre sentite sul materiale che usa per i suoi lavori “il marmo è freddo” “freddo come il marmo”, Valeria ancora una volta rende le sue opere l’opposto.
E se le offese vanno scritte nella polvere per dimenticarle presto, le frasi gentili vanno scritte e incise sul marmo, diceva Benjamin Franklin.
Buon collezionismo.
Le opere su: www.valeriavaccaro.com oppure seguitela su
Autore Silvano Alberi